Ho incontrato l’embriologia biodinamica di Blechschmidt a 19 anni, durante il primo anno di studi presso l’AIOT di Pescara. Purtroppo da studente non potevo avere una visione d’insieme (nel mio caso il tutto era anche condito da un po’ di presunzione). Quindi non comprendevo l’utilità di conoscere come si forma un essere umano: “come osteopata avrò a che fare con l’individuo già formato, al massimo un neonato, ma comunque è già formato, a cosa diavolo mi serve sapere come si sviluppa un embrione e come si arriva alla forma adulta?!” pensavo. Per fortuna sono sempre stato estremamente ligio al dovere, quindi quando qualcuno mi dice che una cosa è importante e devo studiarla, semplicemente lo faccio.

Quindi ho studiato embriologia biodinamica perché c’era un esame da sostenere non perchè la ritenessi una materia utile come l’anatomia o la fisiologia o la palpazione osteopatica.

Solo dopo ho compreso che l’anatomia è più semplice se conosco i “movimenti di sviluppo” dei vari organi.

Solo dopo ho compreso che una funzione fisiologica esiste solo in virtù
di una precedente (embrionale) “funzione di crescita”
.

Solo dopo ho compreso che la mia percezione palpatoria è più raffinata se conosco
le “forze biodinamiche e biocinetiche” dell’embrione
, perché palpatoriamente
riesco a darmi una spiegazione del perché sento questo o quest’altro.

(Tutte le espressioni tra le virgolette sono di Blechschmidt e te le spiegherò passo passo. Iscriviti alla newsletter cliccando qui per rimanere aggiornato sui prossimi contenuti che pubblicherò).

E come al solito non è che le cose le comprendi in maniera teorica o, come dire, mentale. Le comprendi sotto forma di illuminazione, di “epifania”, di “visione profonda”. Non ti accorgi in prima istanza del perché ti ricordi così bene l’anatomia. Oppure del perché in clinica cogli dei collegamenti fisiologici nel paziente difficili da “vedere”. O ancora, del perché quando palpatoriamente c’è qualcosa di anomalo tu hai idea di cosa sta accadendo. Sono cose che scopri col passare del tempo e non puoi far altro che ringraziare chi ti ha “obbligato” a studiare l’embriologia biodinamica.

Ma c’è dell’altro, che avrei scoperto solo molti anni dopo. Conoscere l’embriologia biodinamica di Blechschmidt significa conoscere lo sviluppo biodinamico embrionale normale (non sottolineerò mai abbastanza l’espressione “sviluppo biodinamico embrionale normale”). Questo aumenta la mia comprensione del normale. Per un osteopata la comprensione del normale è di vitale importanza. Infatti è stato Andrew Taylor Still, padre fondatore dell’osteopatia, a dire che “l’abilità è proporzionale alla comprensione del normale”. Normalità che non è solo anatomica e fisiologica, ma anche embriologica. Anzi, è la normalità embriologica a garantire la normalità anatomica e fisiologica. A questo concetto dedicherò il prossimo articolo del blog.

Fig. 1 – L’embriologia biodinamica fornisce il più efficace e logico metodo per organizzare le proprie conoscenze anatomiche e fisiologiche. Ad esempio, il setto trasverso del diaframma origina nella porzione cervicale dell’embrione, compresso tra il cuore (anteriormente) e il fegato (posteriormente), motivo per cui riceverà un’innervazione dal nervo frenico le cui radici nervose emergono dai segmenti cervicali. In questo modo ci spieghiamo perchè ci sono alcune manifestazioni di alterazioni epatiche che si manifestano in territorio cervicale o scapolare: la capsula glissoniana del fegato ha la stessa innervazione sensoriale del diaframma in quanto deriva, come il setto trasverso del diaframma, dal foglietto mesodermico. Puoi vedere dei video privati nella mia playlist di YouTube, seguendo queste le indicazioni che trovi cliccando qui.

Ma non finisce qui. C’è ancora un vantaggio nell’aver studiato l’embriologia biodinamica di Blechschmidt (anche questo l’approfondirò in un articolo dedicato. Ma non riesco a trattenere questo entusiasmo mentre scrivo).
Come fa un osteopata a definirsi un operatore olistico? Come fanno tutti gli operatori olistici a definirsi tali? Lo fanno solo perché dicono che “tutte le parti del corpo sono collegate?” oppure perché “corpo e mente sono collegati?”. Già il fatto che si parli di collegamento ci fa intuire che vi è una separazione: cosa fa un collegamento? UNISCE, per diamine! E se UNISCE le parti vuol dire che c’è una separazione tra le parti! Per me non c’è stato nulla di olistico in queste frasi. Le uso solo nelle semplicistiche spiegazioni che do ai pazienti.

Nell’embriologia biodinamica ho capito il vero olismo.
Il “film biodinamico dello sviluppo” parte dal ‘conceptus’, cioè l’ovocita fecondato e rimane un unicum fino alla fine dell’ontogenesi.

Certo, ci sono differenziazioni e crescita, sviluppi morfologici e cambiamenti relazionali ma il senso olistico rimane come un’impronta indelebile. Ancora una volta è l’embriologia biodinamica a farci il regalo della comprensione (vera) dell’olismo.

Ultimo regalo dell’embriologia biodinamica (quando compresa per bene). Essa ci permette di creare collegamenti (questa volta è giusto il termine ‘collegamenti’) con altre discipline. Ad esempio la scienza della complessità e dei sistemi auto-organizzanti. Può sembrare futile, beh vi dico che è la conoscenza di queste cose a far la differenza tra un rozzo praticomane e un raffinato terapeuta.

Insomma, da studente non potevo sapere che l’embriologia biodinamica avrebbe avuto tutte queste implicazioni. Per fortuna il mio professore di allora, Vincenzo Cozzolino, sapeva tutto ciò e ha inserito il corso di embriologia biodinamica all’inizio del percorso di studi. Quindi ho iniziato il mio viaggio osteopatico con strumenti e cornici concettuali embriologiche che hanno incrementato la mia comprensione teorica e la mia competenza clinica.

Adesso tocca a me condividerti tutto quel che riguarda i movimenti di sviluppo embrionali biodinamici normali affinché possiate meglio comprendere la normalità anatomo-fisiologica. E diventare clinici migliori.

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A cura di Giandomenico D’Alessandro